Attualità Elettrotecnica, il mensile di informazione per installatori, progettisti, rivenditori. - page 34

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ttualità
e
lettrotecnica - settembre
2014
- numero
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S
i è tenuta a Milano il 2 luglio la consueta
assemblea annuale ANIE, e i dati pre-
sentati in questa occasione e relativi al
2013 non sono certo entusiasmanti. Il trend
dell’ultimo decennio non ha mai dato segnali
di effettiva ripresa e l’industria elettrotecnica
ed elettronica italiana ha sofferto più dei com-
petitor europei a causa della debolezza della
domanda interna, nonostante i repentini cam-
biamenti di strategie e nella struttura organiz-
zativa dell’Associazione che ha inteso aprirsi
a nuovi mercati e investire in ricerca e innova-
zione. Eppure il Presidente Claudio Andrea
Gemme ha inteso lanciare un messaggio di
speranza: “tornare a produrre in Italia si può”.
Ma vediamo qualcuno dei dati presentati.
I dati del 2013
A fine 2013 il quadro economico dei settori
ANIE presenta 56 miliardi di euro di fatturato
aggregato (-11,8% rispetto al 2012), 29 miliar-
di di euro in esportazioni e 410mila addetti. Il
dato risente pesantemente a causa dell’anda-
mento del settore fotovoltaico (che ha avuto
una diminuzione di oltre il 70%), ma l’anda-
mento settoriale, anche depurato da tale seg-
mento, resta comunque negativo, con una di-
minuzione del 3%. Le diminuzioni più accen-
tuale sono quelle relative a Componenti elet-
tronici” (-11,2%), alle “Tecnologie per la tra-
smissione di energia elettrica” (-9%) e ai “Ca-
vi” (-8,3%). In sofferenza anche “Ascensori e
scale mobili” ( -6,2%) e “Componenti e sistemi
per impianti” (-5,8%), che risentono pesante-
mente della stagnazione del mercato edile,
così come i “Trasporti ferroviari ed elettrificati”
(-4,1%) che risentono della continua debolez-
za degli investimenti nazionali. Positivi invece
il settore dell’”Automazione industriale”
(+3,9%) e dei “Sistemi di trasmissione Movi-
mento e potenza” (+0,7%), grazie all’export.
Positivo anche il comparto “Sicurezza e auto-
mazione edifici” che, pur rallentando rispetto
agli scorsi anni, registra un + 0.9%. In questo
quadro difficile pesa in modo particolare il
mercato interno: la domanda nazionale rivolta
alle tecnologie ANIE ha avuto nel 2013 un ca-
di Dino Pellizzaro
lo del 5,5%. In sostanza in due anni,
dal 2011 al 2013, si è avuto un calo vi-
cino al 20%. Si registra nel settore del-
le esportazioni un moderato recupero
(+0,8% rispetto al 2012) penalizzato
dalla domanda nell’Unione Europea a
cui si rivolge più della metà delle
esportazioni italiane del settore elettri-
co ed elettronico. I settori che hanno
avuto più successo nelle esportazioni
sono “Produzione di energia da fonti
tradizionali” con un +7,2%, Illuminotec-
nica” con un +3,9%, e “Apparecchi do-
mestici e professionali” con un +2,3%.
Complessivamente quindi la crisi ha
annullato i picchi di crescita antece-
denti al 2007, riportando indietro di un
decennio il settore. Nell’arco temporale
che va dal 2003 al 2013 la produzione
industriale ANIE è crollata di 30 punti
percentuali e gli occupati sono diminui-
to di circa 50000 unità.
Le tendenze 2014
Incerte le attese per i settori ANIE per il
2014. I dati relativi al primo quadrime-
stre 2014 hanno registrato una crescita
del fatturato totale (2014/2013) di ap-
pena l’1%, penalizzata dalla costante
flessione della domanda nazionale.
Anche da un punto di vista che potrem-
mo dire psicologico, l’80% delle azien-
de intervistate in una recente indagine
ritiene che l’attuale anno non sarà di ef-
fettiva ripresa.
Come reagire
Le imprese italiane, secondo la relazio-
ne del Presidente Gemme, hanno reagi-
to dando un forte impulso all’internazio-
nalizzazione. Se nel 2003 l’incidenza
dell’export sul fatturato totale nei settori
ANIE era di poco superiore al 40%, oggi
tale dato si attesta, e supera, il 50%. In
particolare è cresciuto il dato relativo al-
le esportazioni nei paesi extraeuropei,
che sono passate dal 50% del 2003 al
preoccupazioni
e
speranze
Durante la consueta assemblea annuale ANIE
sono stati presentati i dati 2013 che
dimostrano nel complesso una sostanziale
permanenza nella crisi, a causa in particolare
della debolezza del mercato interno.
Che fare allora?
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