Attualità Elettrotecnica, il mensile di informazione per installatori, progettisti, rivenditori. - page 33

a
ttualità
e
lettrotecnica - novembre
2011
- numero
9
1
La pagina dell’Unae
Oggi parliamo di
interruttore differenziale
L
’introduzione del dispositivo differenziale
per la protezione contro i contatti elettrici ri-
sale agli anni ’50 del secolo scorso.
Nel 1965 la Norma Cei 11-1 “Norme Generali per
gli impianti elettrici”, prescriveva “ai fini della
protezione con messa a terra locale e coordina-
mento con dispositivi atti ad interrompere l’ali-
mentazione in caso di guasto nei sistemi di I
categoria” il coordinamento delle protezioni “in
modo tale da assicurare la tempestiva interru-
zione del circuito guasto se la tensione di con-
tatto (Norme CEI 11-8, 1962, art. 1.2.11) assu-
me valori pericolosi”.
A tal fine era necessario installare dispositivi di
massima corrente a tempo inverso o dispositivi
differenziali in grado di soddisfare la nota con-
dizione:
dove:
R t è la resistenza, in ohm, dell’impianto di terra
nelle condizioni più sfavorevoli;
I è il valore, in ampere, della corrente di inter-
vento in 5 s del dispositivo di protezione; se
l’impianto comprende più derivazioni protette
da dispositivi con correnti di intervento diver-
se, deve essere considerata la corrente di in-
tervento più elevata.
L’interruttore differenziale citato anche fra le
“Prescrizioni particolari per la messa a terra e la
protezione dei sistemi di I categoria negli im-
pianti utilizza tori con propria cabina di trasfor-
mazione”, la cui condizione da soddisfare è:
dove:
U o è la tensione nominale verso terra del-
l’impianto, in volt;
Z g è l’impedenza totale, in ohm, del circuito
di guasto, per guasto franco a terra;
I è il valore, in ampere, della corrente di inter-
vento in 5 s del dispositivo di protezione.
Nel 1990, con la pubblicazione della Legge
46/90 il legislatore estende l’obbligo di installare
l’interruttore differenziale in tutti gli impianti elet-
trici, introducendo un termine per adeguare gli
impianti preesistenti. Il concetto è ripreso nel
2008 dal Decreto 22 gennaio 2008, n. 37 “Rego-
lamento concernente l’attuazione dell’articolo
11-quaterdecies, comma 13, lettera a) della leg-
ge n. 248 del 2 dicembre 2005, recante riordino
delle disposizioni in materia di attività di installa-
zione degli impianti all’interno degli edifici”: “Gli impianti elettrici nel-
le unità immobiliari ad uso abitativo realizzati prima del 13 marzo
1990 si considerano adeguati se dotati di sezionamento e protezio-
ne contro le sovracorrenti posti all’origine dell’impianto, di protezio-
ne contro i contatti diretti, di protezione contro i contatti indiretti o
protezione con interruttore differenziale avente corrente differenziale
nominale non superiore a 30 mA”.
Secondo quando riportato nel Libro bianco sul-
la sicurezza elettrica domestica - 7° rapporto
annuale sulla sicurezza in Italia 2011, “l’interrut-
tore differenziale è ormai presente in quasi tut-
te le abitazioni, visto che dichiara di averlo il
97,2% degli italiani”.
Ma che cos’è un interruttore differenziale? Si
tratta di un dispositivo di protezione sensibile al
valore della corrente di dispersione verso terra,
in grado, cioè, di verificare la differenza fra la
corrente entrante e quella uscente ai sui mor-
setti e, se superiore ad un valore prestabilito
(corrente differenziale nominale), intervenire
aprendo il circuito.
Ai fini della sicurezza contro lo shock elettrico,
l’interruttore differenziale è in grado proteggere
le persone dai contatti indiretti. Inoltre, secon-
do quanto indicato dalla norma impianti – Nor-
ma Cei 64-8 – un interruttore differenziale con
corrente nominale differenziale fino a 30 mA
può essere utilizzato come protezione addizio-
nale contro i contatti diretti. Un interruttore diffe-
renziale (puro), pertanto, non è in grado di pro-
teggere gli impianti elettrici e i componenti con-
tro i rischi dovuti alle sovracorrenti (sovraccarico
e/o cortocircuito), bensì le persone dai contatti
elettrici.
Per proteggere anche i circuiti elettrici solitamente
si utilizza un interruttore magnetotermico differen-
ziale che, in un unico dispositivo di protezione, è
in grado di svolge le seguenti funzioni:
• Magnetica, protezione dei circuiti contro i corto-
circuiti;
• Termica, protezione dei circuiti conto i sovracca-
richi;
• Differenziale, protezione dai contatti acciden-
tali con parti in tensione o dalle dispersioni di
corrente.
Com’è fatto? Nell’interruttore differenziale è pre-
sente un circuito magnetico su cui è avvolto un
solenoide (Figura 2).
In condizioni nominali, la differenza fra le corren-
ti entranti e quelle uscenti è nulla, e pertanto il
flusso magnetico risultante sul toroide è nullo; in
caso di guasto (ad esempio per difetto di isola-
mento), invece, si determina una differenza fra il
flusso magnetico prodotto dalla corrente entran-
te e quello della corrente uscente. In questo ca-
so, nel circuito magnetico del toroide si crea un
flusso che induce, nel secondo avvolgimento (B) una forza elettro-
motrice in grado di provocare l’intervento del relè differenziale e,
quindi, l’apertura dell’interruttore.
a cura di Antonello Greco, Direttore del Notiziario
AIEL IRPAIES
Figura 1:
Fascicolo “Interruttore
Differenziale” pubblicato dall’AIEL
e dell’IRPAIES nel 1978.
Figura 2:
Schema di principio di
un interruttore differenziale.
R t
50/I
I
U o /Z g
1...,23,24,25,26,27,28,29,30,31,32 34,35,36,37,38,39,40,41,42,43,...52
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