Page 10 - Attualità Elettrotecnica 4 Maggio 2022
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senza elettricità
L’automazione ha origini lontane e spesso aveva solo lo scopo di meravigliare gli astanti.
E non sempre è stata necessaria l’elettricità
per realizzare dispositivi automatici
 di Dino Pellizzaro
C’è automazione senza elettricità? La prima risposta è sì, ad esempio con la pneumatica. Vero, ma dietro la pneu-
matica c’è comunque elettricità.
Ma proprio senza senza?
La risposta è comunque sì.
Basta andare indietro nel tempo.
È una storia ancora da scrivere completa- mente, ed è una storia interessante.
In fondo gli stessi strumenti utilizzati dall’uo- mo primitivo qualche milione di anni fa rap- presentano un sistema di macchine tese ad amplificare l’attività umana svolta in prece- denza solo con le mani. L’utensile quindi può essere considerato in qualche modo come il primo elemento di automazione, in sostanza un antenato della macchina. Trapano ad ar- chetto e leva sono tra i primi strumenti in que- sto senso.
Meno recente, molto meno, è il termine auto- mazione. Risale all’inizio degli anni ’50 del secolo scorso e la sua invenzione è contesa tra John Diebolt (università di Harvard) e Del Harder (vicepresidente della Ford). Però il termine automa è usato anche da Omero. E gli antichi da questo punto di vista esempi ce ne possono offrire.
I greci e gli egizi
Archita di Taranto (428 a.C- 360 a.C.) inventa una colomba in legno che sembra potesse vo- lare grazie alla manovra con dei fili che rivano delle valvole sul corpo contenente vapore.
E inventa anche una raganella (simili ne trovia- mo ancora oggi) costituita da una ruota denta- ta, da un bastoncino e da una molla. Entrambi giochi, insomma.
Erone di Alessandria (I secolo d.C) scrive Au- tomata, un volume in cui descrive alcune sue invenzioni tra cui un teatro, con interpreti in movimento, e alcuni idranti.
Anche la lontana Cina si occupa di automi. Nel secolo III viene scritto il Libro del vuoto perfetto in cui si descrive un automa che cam- minava muovendo la testa e le braccia.
Non esiste tuttavia traccia della veridicità del- l’invenzione. Tornando più vicino a noi, in Gre- cia, e in tempi più antichi, un tempio aveva le porte che si aprivano con l’uso del vapore o dell’acqua.
La religione usava spesso queste procedure, in qualche modo considerate magiche, nelle sue funzioni. Alcuni templi (non solo in Grecia ma anche in Egitto) utilizzavano figure automa- tizzate. E così nelle rappresentazioni teatrali.
Fig 2: Erone di Alessandria, macchina a vapore
Uno strumento recuperato da una nave affon- data nell’Egeo e risalente al primo secolo do- po Cristo sembra essere tale da realizzare au- tomaticamente complessi calcoli astronomici. Ctesibio (II secolo a.C.) costruiva orologi ad acqua. Molti sono i testi di questo periodo che parlano di “automazione”. Citiamo qui Il tratta- to di Meccanica di Filone di Bisanzio e Pneu- matica e automi, di Erone di Alessandria.
Dai Romani al Medio Evo
I Romani, ottimi ingegneri, non sono da meno. Molti sono i mulini ad acqua tra il primo seco- lo prima di Cristo e il quinto secolo dopo Cri- sto. Saltiamo qualche secolo e arriviamo all’in- circa all’anno Mille. Gerberto d’Aurillac (papa Silvestro II) pare utilizzasse un automa che ri- spondeva alle domande (quali?) che gli veni- vano poste sul futuro. Gerberto era in contatto con i territori dell’Islam. E qui l’argomento era ben sviscerato. Molti sono i giocattoli che uti- lizzano basici elementi di automazione.
E molti i testi, tra cui Il libro dei meccanismi in- gegnosi (VII Sec.) dei fratelli Banu Musà, e, in seguito (1205) Il libro della conoscenza dei meccanismi ingegnosi di al-Jazari.
Qui viene descritto l’automatismo dei due convitati che si invitano ma vicenda a bere e bevono, e quello della barca semovente in cui si muovevano rematori e musicisti.
È durante il Medio Evo che chi si occupa di automazione (nel senso detto) viene a essere considerato negromanzia e quindi avversato. E rimane in quest’aura negli anni successivi. Interessanti però in questi anni le applicazioni sugli orologi e sulle campane.
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attualità elettrotecnica - maggio 2022 - numero 4
Fig.1: Una (recente) raganella





































































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