Page 10 - Attualità Elettrotecnica Novembre-Dicembre 2020
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una scelta motivata
Facile dire interruttore differenziale. Per realizzare una buona installazione con questo dispositivo, però è necessario conoscere bene le caratteristiche dei vari tipi e la normativa di riferimento. Ecco a questo proposito un utile testo
a cura di Impianti a Livelli (Associazione Componenti e Sistemi per Impianti ANIE CSI)
La struttura degli impianti elettrici, in ambi- to privato e pubblico, è in continua evolu- zione. Con l’introduzione di nuove tecno-
logie, volte al miglioramento delle performance elettriche e del risparmio energetico, diventa complessa la scelta dei dispositivi di protezio- ne. Per il progettista di oggi è fondamentale e basilare adottare soluzioni in grado di garantire una protezione efficace a tutti i livelli.
In termini di protezione dobbiamo distingue- re quella dedicata all’integrità impiantistica quindi protezione delle linee e degli apparec- chi utilizzatori da sovraccarico e corto circui- to e quella dedicata alla protezione degli utenti che interagiscono con gli apparecchi utilizzatori che solo raramente sono isolati in classe seconda.
In questo articolo ci focalizzeremo sulla prote- zione dai contatti indiretti, cioè da quei contat- ti che un utente può avere con un apparecchio utilizzatore che, per qualche motivo durante il suo funzionamento, ha perso l’isolamento pri- mario tra le parti al suo interno, normalmente sottoposte alla tensione di rete, e la massa ge- neralmente intesa come involucro dell’appa- recchio stesso che l’utente può toccare.
Per realizzare una protezione di questo tipo ri- corriamo agli interruttori differenziali, dispositivi in grado di misurare con grande precisione la corrente che, proprio per cedimento dell’isola- mento non si richiude verso il conduttore di neutro o di fase, ma interessa la massa, che, se connessa al conduttore equipotenziale e que- sto a sua volta a terra, drena verso terra. Nel caso, per anomalie impiantistiche, il collega- mento a terra mancasse, la situazione diventa pericolosa in quanto la massa stessa viene por- tata in tensione e quando un utente ne viene in contatto è l’utente stesso che genera un colle- gamento a terra e quindi è attraversato dalla corrente di terra con effetti che possono essere molto pericolosi per la vita.
Il compito dell’interruttore differenziale, quindi, è quello di individuare questa corrente, misu- rarla, e quando il valore arriva alla soglia di scatto, denominata IDn, specifica dell’interrut- tore scelto, intervenire, cioè aprire i contatti e
disalimentare la linea e i carichi posti a valle di esso. Abbiamo visto a cosa serve un interrut- tore differenziale, ma come funziona?
Il funzionamento
Il suo funzionamento dipende essenzialmente da come è costruito, in linea generale è com- posto da:
• una sonda di misura (toroide);
• un relè di misura della corrente differenziale; • un meccanismo di sgancio.
Il funzionamento di un interruttore differenzia- le si basa su un toroide all’interno del quale passano tutti i conduttori attivi.
Quando c’è una dispersione verso terra, la somma vettoriale delle correnti non è più ze- ro e di conseguenza il toroide induce una tensione su un avvolgimento secondario a cui è collegato un relè. Il sistema è dimensio- nato in modo tale che quando la corrente di dispersione supera la sensibilità del differen- ziale, la tensione indotta sul secondario fa scattare il relè. Il toroide è costituito da un nu- cleo ferromagnetico sensibile anche alla for- ma d’onda delle correnti che lo attraversano e si comporta diversamente quando sono pre- senti componenti continue o parzializzazioni. Per questo motivo gli interruttori differenziali si suddividono in base alla loro capacità di indi- viduare e di essere sensibili alle differenti for- me delle correnti di guasto.
La normativa
A livello normativo sono state definite quattro tipologie di interruttori differenziali, in base alla loro capacità di intervenire tempestiva- mente e correttamente in funzione delle pos- sibili differenti tipologie di guasto. In accordo con le Norme di prodotto CEI EN 61008, CEI EN 61009, CEI EN 60947-2, CEI EN 62423 gli interruttori differenziali vengono quindi clas- sificati di tipo AC, A, F e B.
Interruttori differenziali di tipo AC: per correnti differenziali alternate sinusoidali (CEI EN 61008).
Interruttori differenziale di tipo A: per
correnti differenziali alternate sinusoidali e per correnti differenziali pulsanti unidirezio- nali (CEI EN 61008).
Interruttori differenziali di tipo F il cui intervento è assicurato come per il tipo A e per correnti differenziali composite destinate ai circuiti alimentati tra fase e neutro o tra fa- se e conduttore centrale messo a terra; per correnti pulsanti unidirezionali sovrapposte ad una corrente continua senza ondulazioni di 0,01 A (CEI EN 62423).
Interruttori differenziali di tipo B: il cui intervento è assicurato come per il tipo F e inoltre per:
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attualità elettrotecnica - novembre/dicembre 2020 - numero 9










































































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