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Alleanza possibile tra rinnovabili e paesaggio

Per centrare gli obiettivi climatici al 2030 all’Italia basterebbero le sole autorizzazioni richieste in tre anni per i grandi impianti rinnovabili ma, come tutte le forme di produzione energetica, anche le rinnovabili hanno un impatto sul territorio: servono una corretta valutazione sulle aree idonee e la disponibilità di superfici, perché ogni territorio ha le proprie specificità. Per fare il punto e dare risposte Althesys, in collaborazione con European Climate Foundation, presenta lo studio “Lo sviluppo delle rinnovabili e il paesaggio italiano”. “La pianificazione del territorio deve contemperare produzione energetica e tutela dell’ambiente e del paesaggio permettendo al contempo alle amministrazioni di rilasciare le autorizzazioni in modo agile e funzionale ai target 2030”, sottolinea Alessandro Marangoni, che ha guidato il team di ricerca. “Le comunità – prosegue – sono chiamate a svolgere un ruolo attivo nello sviluppo delle energie pulite, partecipando ai processi decisionali e godendo dei benefici ambientali, sanitari ed economici creati dagli impianti che ospitano”. Dalla ricerca emerge che le richieste di autorizzazione raccolte in soli tre anni e solo per gli impianti utility scale sarebbero sufficienti a centrare gli obiettivi del PNIEC al 2030 (80 GW) ma che i titoli rilasciati sono dieci volte inferiori alle richieste: i progetti in valutazione non riescono a essere processati nei tempi previsti e le nuove installazioni in questi tre anni si sono fermate a 10 GW. Cresce anche il numero dei progetti che richiedono l’autorizzazione: dai 17 progetti di taglia maggiore di 10 MW al mese del 2021 si passa ai 42 progetti del 2022 per arrivare ai 57 del 2023. Le richieste annue sono aumentate da poco più di 200 progetti totali del 2021 ai 500 del 2022 a quasi 700 nel 2023. Un aspetto chiave, anche in termini di accettazione sociale, è la taglia media dei nuovi progetti che per il fotovoltaico è aumentata negli anni: da 30 a oltre 40 MW per progetto tanto che nel 2023 un terzo dei nuovi impianti rinnovabili è utility scale. Il fotovoltaico oggi è in larga parte residenziale-commerciale (con il 64% delle installazioni 2023 di potenza inferiore a 1 MW) e le simulazioni indicano come una quota molto più alta di potenza dovrà essere di scala industriale (oltre 10 MW).  Diminuisce il peso delle rinnovabili al Nord, grazie alla crescita del fotovoltaico e soprattutto dell’eolico al Sud e nelle isole, a fronte di una stabilità dell’idroelettrico. Per il solare nel 2023 le tre regioni con più installazioni sono state Lombardia, Veneto e Puglia, ma nel 2035 ci dovrebbe essere una forte crescita nelle isole. A fine 2023 gli impianti a terra (incolto, terreni ex industriali e urbani abbandonati) erano il 31% della capacità installata ma nei prossimi 4-5 anni se ne prevede una rilevante crescita. Spesso si sente dire che vi è un’eccessiva occupazione di suolo ma alla fine del terzo trimestre 2023 la superficie agricola utilizzabile occupata equivaleva allo 0,13% del totale: nello scenario 2035 di completa decarbonizzazione il ricorso agli impianti a terra è necessario sia per ragioni economiche che per insufficienti superfici alternative. “Il paragone sull’impatto paesaggistico – spiega Marangoni – non va fatto tra impianti rinnovabili e natura incontaminata ma tra rinnovabili e la loro alternativa fossile: trivelle, centrali termoelettriche, rigassificatori, raffinerie”. Lo studio mostra infine la necessità di un maggiore coordinamento tra organi dello Stato, suggerendo di percorrere la strada maestra di responsabilizzare i territori nella produzione energetica locale.

 

18.03.24