martedì , 16 Aprile 2024
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Ambrosetti-Erion: mancato recupero delle materie prime

L’Italia è a rischio approvvigionamento di materie prime critiche (CRM – Critical Raw Materials). La produzione italiana dipende, infatti, per 564 miliardi di euro (pari a circa un terzo del PIL al 2021) dall’importazione di materie prime critiche extra-UE. Uno scenario aggravato dal contesto russo-ucraino in quanto l’Italia risulta esposta verso la Russia dalla fornitura di Palladio (35%), Rodio (33%), Platino (28%) e Alluminio primario (11%). È quanto emerge dallo studio di The European House – Ambrosetti. La concentrazione di materie prime critiche in Paesi terzi rende sempre più urgente un investimento nella produzione domestica di CRM. Con 55,5 milioni di tonnellate prodotte a livello globale nel 2020 e una previsione di crescita al 2030 pari a 75 milioni di tonnellate, i Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE), da cui si possono ricavare materie prime critiche, rappresentano una fonte alternativa di approvvigionamento. È quindi, strategico, migliorare il riciclo dei rifiuti tecnologici in Europa, ma specie in Italia se si considera che nel 2021 solo il 39,4% di questi è stato riciclato correttamente, a fronte di un target europeo da raggiungere del 65%. Lo stesso vale per pile e accumulatori, per cui il nostro Paese è tra gli ultimi classificati in Europa con il 43,9%. Secondo lo Studio, se l’Italia raggiungesse il tasso di riciclo dei best performer europei (70-75%), si potrebbero recuperare 7,6 mila tonnellate di materie prime critiche, pari all’11% di quelle importate dalla Cina nel 2021. Con l’attuale tasso di riciclo, al 2025 non sarebbero recuperati circa 280 mila tonnellate, pari ad una perdita di 15,6 mila tonnellate di materie prime critiche. L’aumento del tasso di riciclo dei RAEE genererebbe notevoli benefici ambientali, con una riduzione di quasi 1 milione di tonnellate di CO2, quantificabili in circa 208 milioni di euro. Infine, la maggiore disponibilità di materie prime critiche a sostegno dell’intera economia del Paese ridurrebbe il costo delle importazioni, con un vantaggio economico pari a quasi 14 milioni di euro. Nel dettaglio, per centrare gli obiettivi di raccolta dei RAEE, lo Studio suggerisce di agire su tre dimensioni:  normativa– adeguamento della disciplina di raccolta dei prodotti tecnologici per ampliare i canali di conferimento dei RAEE di piccole dimensioni e pile -, volumi– incentivazione di meccanismi di raccolta, sviluppo di “ecopoint” diffusi sul territorio e creazione di meccanismi di controllo a contrasto ai flussi paralleli– e, infine, impiantistica– semplificazione delle procedure autorizzative, sul territorio, oltre a un incremento della capillarità dei centri di raccolta, oggi distribuiti territorialmente in modo disomogeneo.

 

22.06.21