0415-53 – Nel nostro quotidiano, dalle affermazioni che si sentono nei media, è radicata l’idea che sia la politica a determinare il benessere di una nazione. Questo modo di pensare ci dà una visione distorta della realtà, perché quello che vediamo intorno a noi è la proiezione della nostra mente. La cultura, l’educazione, la capacità di essere imprenditori, di creare, di conoscere, di organizzarci e di costruire, assieme i nostri valori ci fanno vedere in uno specifico modo le cose che ci stanno intorno e con le quali abbiamo a che fare tutti i giorni. Non possiamo non renderci conto come la tecnologia, condizioni in maniera totale e in tutti i campi della vita tutta la popolazione terrestre, escludendo forse solo qualche centinaia di persone che nelle inesplorate foreste, vive ancora in maniera primitiva. Ma questi soggetti quando vengono a contatto con la società tecnologica, superato il primo comprensibile momento di sbalordimento o sbandamento, facilmente ma soprattutto rapidamente familiarizzano e si impadroniscono dell’uso dei prodotti tecnologici sino a poco prima sconosciuti.
Il continuo confronto con la tecnologia
Tale ragionamento vale, sostanzialmente anche per tutte le persone di questo mondo, che si devono confrontare ogni giorno in regime di competizione con gli sviluppi della moderna tecnologia. Per tutti è necessario sempre di più dover sapere usare i nuovi prodotti che le aziende producono. La politica, le istituzioni non sono in grado di decidere nulla, condizionate come sono dal grande strapotere della tecnologia. Quest’evoluzione tecnologica è in sostanza il risultato della tecnoscienza, divenuta potere forte, con una evoluzione rapida dei saperi e dei prodotti. Konrad Lorenz, premio Nobel, negli scorsi anni 70, ha fatto notare come il trasferimento di informazioni fra le generazioni umane, vedesse all’opera dei “processi che sono totalmente indipendenti da considerazioni di ordine razionale”. Infatti il continuo mutare tende ad eliminare la tradizione, suscitando di conseguenza forme di rigetto di tipo conservatore. Ovviamente il contrasto che ne consegue non obbedisce a logiche predefinite, e come già succede per la evoluzione biologica, ma richiede una continua e puntuale attenzione a quello che accade nell’incontro/scontro fra il sapere dei fenomeni naturali, i manufatti tecnologici sempre più diffusi e le regole imposte dalle istituzioni/politica. Quello che può succedere non è garantito che sia sicuramente migliore di quanto abbiamo ora, ma nello stesso tempo la inarrestabile continua evoluzione tecnologica, ci mette nella condizione di intervenire in maniera adeguata.
L’evoluzione è un bene irrinunciabile
Ciò vuol dire che comunque si deve considerare la tecnologia e la scienza come beni pubblici irrinunciabili, che non mettono a rischio né a democrazia, né la libertà. Anzi, le scoperte scientifiche dei prodotti della moderna tecnologia hanno aumentato il benessere della popolazione, le aspettative di vita, le condizioni ambientali, le cure mediche, i mezzi di trasporto…
Solo per fare un esempio dobbiamo ricordare che grazie ai vaccini, alle cure mediche e agli antibiotici, la mortalità infantile ha potuto ridursi enormemente nelle società tecnologica. Se questo è vero, com’è vero perché lo verifichiamo tutti i giorni, dobbiamo riconoscere che è ancora molto forte non solo nel nostro paese l’idea che i programmi politici siano quelli che cambiano le cose, assieme agli ideali, all’impegno politico e alle lotte. Non possiamo che constatare che in queste nazioni le classi politiche, e in Italia lo vediamo particolarmente, sono completamente e continuamente orientate a cercare consensi, producendo molti dei guai che sono sotto gli occhi di tutti noi. Dobbiamo constatare che noi oggi viviamo in un ambiente che è molto più tecnologico rispetto allo stato naturale, e non possiamo però non essere degli ignoranti in questo nuovo scenario, anzi ci è richiesta la necessità di essere dei protagonisti, degli attori in un mondo che è sempre più competitivo. Alla luce di tutto questo si ha una nuova, più moderna e meno determinata solo da fatti naturali, interpretazione della logica darwiniana della evoluzione che penalizza chi non si adegua. Per ritornare al concreto tutti noi dobbiamo saper utilizzare direttamente e/o indirettamente nel modo più adeguato possibile i nuovi prodotti tecnologici. Ma non potendo essere sempre all’altezza della situazione, dobbiamo ricorrere a gente di comprovata professionalità.
Ecco perché servono gli specialisti
Specialisti: non tuttologi qualificati. Nelle aziende di successo si pratica la specializzazione anche esasperata come ho detto più volte e in vari modi in queste pagine. La scuola deve continuare in linea con quanto fatto a suo tempo, in un periodo che diede all’Italia una crescita gratificata nel secondo dopoguerra, a produrre specialisti come i periti industriali, che con il loro “sapere, saper fare e saper far fare” sono stati i riferimenti ed i sistemi determinanti della produttività italiana che è prevalentemente manifatturiera. Così è stato e così deve essere perché le istituzioni e la politica, non producono ”vincenti per legge”.
Produrre e distribuire ricchezza spetta ai tecnici, ai professionisti, da sempre! Le professioni che vengono dalla sviluppo tecnico-energetico non sono il prodotto di una decisione politica ne del sistema economico.
Negli ultimi due secoli la trasformazione della storia umana è venuta dall’esplosione della scienza, della tecnologia e della energia, ma l’ecosistema che viviamo, è una costruzione molto complessa, in equilibrio instabile a causa di tutti i cambiamenti introdotti e che quindi rendono vulnerabile il sistema. Ed ancora una volta per mantenere le condizioni di vita che oggi ci gratificano, dobbiamo avere un uso adeguato della tecnologia, delle scoperte scientifiche, anche nelle cose più banali della vita quotidiana, ed è quindi necessario ricorrere a degli specialisti come i periti industriali liberi professionisti, e non alle decisioni ed ai proclami della politica per saper apprezzare e godere fino in fondo questo benessere.
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