martedì , 23 Aprile 2024
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Il perito elettrico per l’automazione

Seconda parte – Partendo da un episodio che coinvolge due allievi ITIS si entra nel merito del periodo di transizione tra la vecchia e la nuova riforma dell’istruzione tecnica, in particolar modo nell’ambito, una volta unico ed ora diversificato, della sezione elettrotecnica

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Antefatto
Nel terminare la prima parte di questo articolo sul numero scorso della rivista avevo preannunciato l’approfondimento delle ragioni per cui ritenevo opportuno che fossero definiti “Perito Elettrico” tutti gli allievi dell’ITIS frequentanti la sezione di Elettrotecnica che non è più tale in quanto è stata riformata. Infatti essa ha assunto la definizione di Elettronica Elettrotecnica, per essere poi suddivisa in tre articolazioni che sono Elettrotecnica, Elettronica ed Automazione. Queste considerazioni derivano dal fatto che due allievi dell’ITIS di Treviglio mi hanno chiesto se, una volta diplomati, avrebbero potuto fare tutta la trafila necessaria per diventare progettisti d’impianti elettrici. Ed a cui – una volta approfondita la questione – ho risposto che ciò dipende dalle materie degli esami di maturità ma che purtroppo, per come saranno svolti al prossimo anno, ciò non potrà avvenire. Ma ho anche dichiarato che lo ritengo errato perché loro hanno le basi per poterlo fare.

Periti elettrici per l’automazione
Questa mia preferenza per il “Perito Elettrico” dipende da ciò che è avvenuto in alcune Università dove da qualche tempo vi è la Facoltà di Ingegneria Elettrica che ritengo sia stata istituita per fronteggiare l’evoluzione di tutto quanto funziona elettricamente. Purtroppo, per quello che ho potuto appurare, questo indirizzo non sembra aver avuto un grande successo perché è stato recepito come vecchio, quindi non proiettato verso il futuro come l’elettronica piuttosto che l’informatica. Fatta questa precisazione che non è incoraggiante, ritorno all’esperienza formativa dei due allievi per supportare la mia convinzione che, per come si sta effettivamente svolgendo il loro corso di studi, costoro non solo stanno acquisendo le capacita necessarie per poter intraprendere la trafila per diventare progettisti d’impianti ma possono essere definiti a pieno titolo “Periti Elettrici per l’Automazione”.

Nove anni di successi
Volendo entrare nei particolari non posso che partire dalla foto che correda l’articolo che li riguarda e che è il punto di partenza del mio ragionamento. Ma anche il punto di arrivo di un percorso di eccellenza nella robotica fatto dal Polo di Treviglio che è iniziato nel 2005. E che sta proseguendo come attesta la foto in cui gli allievi raffigurati – tra cui i due già menzionati – sono a partire da dietro Antonio Merisio e Giuseppe Rubaga con accanto il Docente Raffaele Nocerino, mentre davanti vi sono Andrea Maccarini, Francesco Canfora, Mattia Marchesi, Pietro Ghisletti e Federico Maffesi della IV elettrotecnica. In particolare l’immagine testimonia la vittoria conseguita a Roma nei Campionati Italiani di calcio per mini automi che comporta il diritto di rappresentare l’Italia ai Campionati del mondo in Brasile. Al riguardo è di buon auspicio il secondo posto conseguito ai mondiali del 2010 a Singapore, dopo la conquista di quello italiano sempre con lo stesso docente e con allievi di quel periodo. Ma nel 2005 è iniziata anche una mia collaborazione con l’ITIS nell’ambito della domotica con finalità sociali che, qualche tempo dopo, ha portato alla realizzazione al suo interno di un modello di casa che ne è dotata e che è terminato nella sua versione base quest’anno ed in cui si prevede l’utilizzo della robotica al servizio della persona.

Esperienza formativa particolare
È opportuno chiarire che questa iniziativa non è sostitutiva della formazione sulla domotica poiché essa è già validamente assolta dai docenti preposti nei laboratori ed officine elettriche della scuola. Ma è piuttosto integrativa per consentire una formazione superiore nell’ambito delle diverse fasi che attengono alla realizzazione oltre che all’utilizzazione di questa casa altamente tecnologica. Che peraltro costituisce pure la base per una formazione – da attuarsi con sessioni specifiche pomeridiane – che va nella direzione della Building Automation e delle Smar City. Inoltre essa è anche propedeutica alla formazione nell’automazione industriale che è iniziata da quest’anno. Ma tutto ciò rischia di essere vanificato dalla citata modifica della sezione Elettrotecnica che tende a frazionare le competenze piuttosto che unificarle e che, oltre tutto, non prevede lo studio della domotica al quinto anno.

E la progettazione?
Tornando all’aspirazione dei due giovani da cui si è partiti, a mio avviso essi hanno già acquisito una preparazione di gran lunga migliore dei loro colleghi del passato per cui potrebbero benissimo diventare validi progettisti. Semmai c’è da chiedersi, con tutto quello che sta avvenendo nell’ambito elettrico, se non è più opportuno intraprendere altre strade professionali. Forse è utile – ed io ci proverò a farlo – affrontare questo argomento. Come lo è anche il confrontarsi da parte di chi legifera sulla scuola tecnica e professionale con chi cerca effettivamente di innovarla.

 

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