0315-49 – Il dottor Albert Schweitzer, rifiutò a suo tempo, sollevando molte polemiche, i macchinari che gli venivano offerti per edificare il nuovo ospedale, affermando che la costruzione doveva avvenire secondo la tradizione africana, in modo tradizionale, cioè a forza di braccia, e comunque doveva mantenere le tradizioni locali. Il famoso dottore temeva giustamente, che gli effetti di una evoluzione tecnologica in una società impreparata a riceverla, avrebbe finito per provocare un grave trauma alla cultura tradizionale.
Il “vecchio” viene rimpiazzato ogni giorno
Ma le cose oggi, sono cambiate, è impossibile, più che impensabile, che la costruzione di un ospedale moderno che non disponga di apparecchiature elettroniche, climatizzazione, ascensori, eccetera, e vale anche per tutto quello con cui abbiamo a che fare, dall’abitazione al posto di lavoro, perché difficilmente il mondo rinuncerà al telefono, alle autovetture, alle medicine, e a tutte quelle cose che usiamo quotidianamente.
E questo vivere, sta accelerando sempre di più, e ogni giorno vediamo cose che ”spariscono”, che vengono espulse dalla realtà e rimpiazzate da nuovi prodotti, nuovi servizi, nuove utilità e necessità. Il glorioso ma vecchio elettrodomestico, oggi non è più riparabile, sempre meno tecnici hanno le conoscenze per ripararlo, e non si trovano più i pezzi di ricambio. E’ inevitabile quindi sostituirlo con uno nuovo che meglio funziona, ha più prestazioni, è più affidabile e confortevole. Siamo così risucchiati dagli ingranaggi di una macchina, che non ci lascia spazio e porta traumi più o meno irreversibili nella cultura nostra e di coloro che ci stanno intorno. E’ impossibile fossilizzare lo stato della nostra società. Si va quindi incontro a un sistematico superamento degli attuali confini, verso una civiltà mondiale dove il rischio di una massificazione è più reale che prevedibile. Già oggi assistiamo al fatto che le antiche culture lasciano ben poco dietro di sé, quando sono filtrate attraverso l’ utilizzo della tecnologia. Tanto che superando una certa soglia, è impossibile salvare la cultura esistente. Ma noi tutti dobbiamo vivere in questo mondo, e non abbiamo alternative a questo nuovo modo di vivere. La distanza fra le diverse culture è praticamente diventate inesistente. La logica della globalizzazione ci impone l’utilizzo di componenti e protocolli accessibili a tutti ed intercambiabili a tutte le latitudini.
Un passato purtroppo non più vivibile
Abbiamo così scoperto l’impossibilità che una società, un sistema possano e sappiano resistere a questo strisciante “uniformiamo” che tocca tutti gli aspetti e tutti i momenti del nostro vivere. E’ al di fuori dalla realtà pensare che le strutture pubbliche, garantiste e conseguentemente farraginose e lente, siano in grado di farci vivere in modo gratificante il nostro futuro. Questa globalizzazione ci ricorda le immagini dello tsunami nel sudest asiatico di alcuni anni fa, che tutto ha sommerso, tutto ha asportato ed ha lasciato un territorio uniforme punteggiato di ruderi che ricordano un passato non più vivibile. Il vivere può rinascere affrontando in modo individuale la nuova realtà, creando una nuova operatività in grado di compensare la spersonalizzazione della società. Dobbiamo pensare che si deve interagire nel contesto del mondo attuale, nei necessari tempi e modi, ma dove il volume e specificità delle informazioni è contemporaneamente tanto grande da essere sopportabile da una sola persona o da una piccola società. Si deve quindi ricorrere a degli specialisti, a della gente che deve saper coniugare nella maniera professionale come fatto abituale il sapere con il fare. Anche la politica, che notoriamente non è mai all’avanguardia, negli scorsi giorni ha dato dato vita ad un dibattito per investire e rilanciare l’istruzione tecnica, lanciando un allarme della emergenza della istruzione tecnica che sta attraversando il nostro paese. Lo ha fatto sul social network Facebook l’ex ministro della pubblica istruzione, Gelmini, dicendo che “L’Istruzione tecnica ha contribuito al boom economico dell’Italia, dotando il sistema produttivo di competenze qualificate attraverso periti industriali, geometri e ragionieri, grazie ai quali oggi l’Italia può vantare di essere il secondo Paese manifatturiero dopo la Germania. Dal 1990 ad oggi, gli iscritti agli istituti tecnici sono passati dal 45% all’attuale 33,5%… Il sistema scolastico deve essere in grado di formare tali professionalità e trasmettere le competenza tecniche ad alto tasso di specializzazione di cui la nostra società ha sempre più necessità”. Peccato che negli ultimi lustri è stato fatto molto poco per far aumentare la cultura tecnica che oggi si reclama.
La cultura “tecnica”
Si deve ricordare che la cultura tecnica, proprio perché è tanta e rapidamente diventa superata, non può raggiungere in modo capillare ed esaustivo, tutti. Ma bisogna continuare a vivere anche con questa limitazione, e il successo nella vita, inteso anche “semplicemente vivere”, per l’aumento di tecnologia e di offerta, non si fonderà più su una lotta priva di regole, e impegnerà prima di tutto la responsabilità dell’individuo. La grande offerta disponibile farà sì che l’utilizzatore di un servizio o il compratore di una merce necessiti di una gestione da parte del fornitore che riduca al massimo i tempi di attesa, perché non ha a disposizione un tempo infinito per rimanere nel mercato piuttosto che per vivere dignitosamente. Di conseguenza i livelli di specializzazione tenderanno a crescere, Gli specialisti freelance esterni, come i periti industriali liberi professionisti, offriranno sulla piazza globale servizi professionali che non troverebbe molte occasioni di lavoro in una zona geograficamente limitata. Le leggi di per sè sono poco flessibili e raramente riescono a produrre una disciplina equilibrata che tenga conto delle esigenze del mercato. Sarà il rispetto di regole etiche di condotta, in forma di autocontrollo, che daranno la possibilità di essere gli attori che si deve essere per un lungo periodo nella competizione di ogni giorno. Sappiamo dalla storia che la vita da sempre non crea vincenti per legge, ma vincenti per merito. E vivere in questo nuovo scenario fatto di concorrenza e continue novità, ci obbligherà ad essere competitivi sempre. Nel mondo sempre più dominato da una tecnologia in autoespansione, ricorrere alla adeguata professionale competenza, come quella dei Periti Industriali Liberi Professionisti, che deriva dal sapere, saper fare e saper far fare, sarà domani ancor più di oggi una esigenza, che anche il mondo della politica comprende, non è in alcun modo surrogabile.
Federperiti Industriali ha rinnovato la già apprezzata conveniente assicurazione per la responsabilità civile obbligatoria per legge. La convenzione ha inoltre compreso la polizza di tutela legale per i liberi professionisti. Per approfondimenti contattare c.marsetti@allins.it
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