martedì , 16 Aprile 2024
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Le “scartoffie” della sicurezza

prima parte

0913-06 – Sono sempre di più le documentazioni scritte che, a vario titolo, attestano la regolarità di diverse situazioni. In molti casi sono autocertificazioni di semplificazione per il cittadino. Spesso attengono alla sicurezza. Ma sono carte o scartoffie?

Domanda e risposta formali
Nel numero scorso ho scritto un primo articolo sull’automazione che avrebbe dovuto proseguire su questo con lo scopo di tutelare gli interessi delle figure di cultura elettrica in quest’ambito. Ma i nostri lettori sanno che quando è alla ribalta della cronaca qualche fatto che ha attinenza con gli impianti, io – in coerenza con il titolo di “Attualità Elettrotecnica News” attribuito a questa rivista – lo evidenzio immediatamente. E siccome ciò sta avvenendo io rinvio la serie sull’automazione per affrontare un argomento che è anch’esso di grande interesse per il mondo dell’installazione poiché vi è il rischio concreto che una grande potenzialità lavorativa di adeguamento-rifacimento degli impianti, che per legge si dovrebbe fare, venga vanificata. L’avvenimento di cronaca potrebbe sembrare irrilevante poiché attiene ad informazioni che i condomini debbono inviare al loro amministratore in virtù della recente legge che ne regolamenta l’attività, basandosi su un questionario che lui gli ha inviato. Solo che, accanto ad informazioni riguardanti dati diversi, ve ne è una attinente alla sicurezza degli impianti. O, per meglio dire, vi sarebbero poiché al posto di tanti quesiti che dovrebbero esserci affinché il proprietario possa dare una risposta esauriente e responsabile, sulla suddetta documentazione vi è una domanda del tipo di quelle generiche in cui si chiede – per pura cortesia poiché non se ne può fare a meno ma della questione non ce ne frega niente – “Come va?” A cui si risponde, non volendo entrare in vicende personali che è meglio non divulgare, con un “Bene grazie”. Facendo la felicità dell’interlocutore che non gradisce essere coinvolto. Che nel nostro caso è l’amministratore che chiede: “come stanno gli impianti?” ricevendo la risposta: “per quello che ne so io va tutto bene”.

Eh, c’è la privacy!
Risposta che fa felice il primo perché se poi quell’altro ha un infortunio o un incidente con danni, naturalmente, è colpa sua che non ha detto la verità, potendo anche dire per giustificarsi: “mica posso entrargli in casa”. No senz’altro. Lo potrà fare, se ne avrà voglia, il giorno che l’appartamento del suo amministrato sarà accessibile perché sventrato da uno scoppio per gas o da un incendio provocato dal corto circuito. E visto che c’è potrà visitare, sempre senza violare la privacy, anche i suoi vicini che ne verranno coinvolti. D’accordo che il condominio è un organismo solidale. Nel bene però non nel male. Ed, infatti, questo dovrebbe essere uno degli scopi della riforma del condominio. Per cui se si agisse con serietà – e come vedremo secondo legge, non solo condominiale ma anche e soprattutto degli impianti – si verrebbero ad eliminare all’origine le cause di gravi incidenti. Preservando i condomini ma anche il singolo – attualmente indifferente agli impianti – poiché per certi incidenti anche solo domestici le conseguenze sono comunque molto gravi.

Cosa chiede?
Uscendo dalla metafora, vediamo cosa deve fare al riguardo l’amministratore di condomino. Per cui prendiamo in considerazione il comma 6 della Legge 220/2012 che è il disposto che riforma la legislazione condominiale e che stabilisce che l’amministratore deve “curare la tenuta del registro di anagrafe condominiale contenente le generalità dei singoli proprietari e dei titolari di diritti reali e di diritti personali di godimento, comprensive del codice fiscale e della residenza o domicilio, i dati catastali di ciascuna unità immobiliare, nonché ogni dato relativo alle condizioni di sicurezza. Ogni variazione dei dati deve essere comunicata all’amministratore in forma scritta entro sessanta giorni. L’amministratore, in caso di inerzia, mancanza o incompletezza delle comunicazioni, richiede con lettera raccomandata le informazioni necessarie alla tenuta del registro di anagrafe. Decorsi trenta giorni, in caso di omessa o incompleta risposta, l’amministratore acquisisce le informazioni necessarie, addebitandone il costo ai responsabili.

In evidenza
Quello che è di nostro interesse è evidenziato in grassetto. Ovviamente il comma 6 esige che vengano perentoriamente forniti il codice fiscale, il certificato di residenza ed i dati catastali. Invece, per gli impianti, non vuole assillarlo con la solita pedante burocrazia ma gli chiede – solo fittiziamente ogni dato relativo alle condizioni di sicurezza, lasciandolo, però, nel dubbio poiché non è dato sapere se il rispondere “gli impianti fanno schifo e non c’è sicurezza” è conforme al suddetto disposto, chiudendo in tal modo il discorso. Mentre essendoci una legislazione copiosa e puntuale sulla sicurezza degli impianti che impone, da tempo, precisi adempimenti sarebbe stato meglio chiedere qualcosa di specifico, peraltro previsto dalla legge. Evidentemente è meglio non disturbare per cui l’amministrato che pensa di essere in regola dormirà tranquillo, mentre il condomino che non lo è dirà “speriamo bene”. Solo che ciò vale per entrambi per quanto detto prima circa gli scoppi e gli incendi che possiamo definire come condominiali. Peraltro non si condividono già i casi notoriamente per nulla invasivi ed oltre modo discreti. Per cui non sarà una fuga di gas o un corto circuito a guastare i rapporti condominiali.

Rientra tra le scartoffie
Quindi, in coerenza con il titolo, quella richiesta così formulata rientra tra le tante, troppe scartoffie, per la sicurezza e per l’efficienza energetica e via dicendo, che affliggono il mondo degli impianti. Ma il perché ed il percome lo vedremo in articoli successivi, partendo dall’inizio della storia degli adempimenti a carico di chi ha un’abitazione, cioè cominciando dall’obbligo del differenziale argomento di antica memoria che merita di essere ripreso in quanto può avere sviluppi interessanti. Nel terminare segnalo – argomento che approfondirò – che degli amministratori, molti o pochi non so, stanno affrontando correttamente la situazione; mentre altrettanto, sempre per quello che so io, non posso dirlo per le loro associazioni di categoria.