Attualità Elettrotecnica, il mensile di informazione per installatori, progettisti, rivenditori. - page 15

E i galvanometri?
Il termina galvanometro è praticamente spari-
to dalla letteratura tecnica attuale, contraria-
mente a quanto avveniva dall’inizio alla fine
dell’’800. Si tratta di strumenti per la misura di
piccole correnti la cui costruzione era estre-
mamente complessa. In alcuni casi troviamo
anche, si fa per dire, una soluzione wireless.
Infatti in alcuni strumenti utilizzano un sistema
ottico. Al posto dell’ago si ha uno specchietto
sul quale incide un raggio di luce. Alla rotazio-
ne dello specchietto il raggio di luce viene ri-
flesso a distanza su una scala graduata che
consente la lettura delle correnti molto piccole
che hanno fatto ruotare lo specchietto con una
precisione molto elevata. Limitiamoci ad alcu-
ni nomi: Thomson, Deprez, D’Arsonval, Ro-
wland, Weber, Siemens.
La misura della tensione
Il passo dagli amperometri ai voltmetri fu bre-
ve. In fondo da una corrente si ricava facil-
mente la tensione che l’ha generata. Il voltme-
tro fu quindi una conseguenza del tutto ovvia
dell’amperometro. Un testo degli inizi del ‘900
definisce non a caso il voltmetro come “un
amperometro di grandissima resistenza”. E le
analogie non finiscono qui. I nomi dei costrut-
tori si ripetono: Deprez, Thomson, Siemens,
Ayrton Perry ….,
Può essere interessante citare una prova di
misura su alte tensioni avvenuta all’esposi-
zione universale di Parigi nel 1900. Grazie ad
un voltmetro venne misurata una tensione di
25000 V generata da un trasformatore eleva-
tore alimentato da una rete trifase. Si doveva
provare un cavo trifase da 20 mm
2
di sezione
isolato in gomma, carta e juta realizzato per
resistere a 30000 V. Essendo un’esposizione
aperta al pubblico, bisognava convincere i
visitatori della reale presenza della tensione
di 25000 V. A questo proposito il cavo alimen-
tava un carico trifase di 400 lampade ad in-
candescenza. In seguito l’Ing. Jona della so-
cietà Pirelli progettò un voltmetro adatto a mi-
sure sino a 150000 V. Già all’inizio del ‘900
esistevano però voltmetri portatili, in genere
costruiti per la misura di tensione su accumu-
latori, per l’installazione di suonerie elettriche,
e per l’illuminazione, per tensioni da 2, 5, 10,
25, 70 e 150 V. In una pubblicazione dell’inizio
del secolo XX troviamo scritto: “per la sua
grande comodità non dovrebbe mancare nel-
l’inventario di ogni installatore o montatore
elettrico”. Due parole sui voltmetri registratori.
L’esigenza di mantenere memoria dell’anda-
mento delle tensioni portò alla realizzazione
di voltmetri registratori, non dissimili dagli am-
perometri con lo stesso scopo. Citiamo qui un
caso per tutti, quello del voltmetro realizzato
dalla ditta Henrion di Nancy.
Da tensioni e correnti
a potenze
Il passo per la produzione di wattmetri fu bre-
ve. Essi vennero prodotti per misure sia in
continua che in alternata. Anche in questo ca-
so troviamo modelli differenti e nomi già citati:
Il nome, al contrario di amperometro e di vol-
tmetro, è relativamente più recente: risale agli
ultimi due decenni del 1800, quando si decise
di usare proprio questa unità di misura per la
potenza: “Ogni operaio elettricista sa, o do-
vrebbe sapere , che cosa sono un volta e un
ampere; e siccome il watt è il prodotto di que-
sti due, egli acquista subito, senza ulteriore
sforzo mentale, l’idea della quantità che sta
maneggiando”. La questione del fattore di po-
tenza non era ancora stata presa – almeno
dall’estensore delle parole precedenti – in
considerazione. La questione fu affrontata e ri-
solta dal Prof. Arnò che, in un congresso degli
elettricisti a Como nel 1899 dimostrò che negli
impianti elettrici trifasi simmetrici un wattmetro
può servire anche da fasometro. Dal wattme-
tro al wattorametro il passo fu breve. Se ne tro-
va traccia già alla fine dell’’800.
Oggi
Le logiche di costruzione e di funzionamento
si sono ormai totalmente modificate e ciò, co-
me in altri campi, grazie all’uso dell’elettronica
che ha fatto abbandonare quasi completa-
mente l’uso di molle, perni e la meccanica in
genere. Inoltre è invalso l’uso di strumenti (an-
che non sofisticati) che più di una misura effet-
tuano la gestione dell’impianto, a partire dalle
grandezze elettriche sotto osservazione. Mol-
te misure sono passate sotto gli strumenti.
a
ttualità
e
lettrotecnica - settembre
2014
- numero
7
15
Galvanometro a riflessione
Voltmetro Bardon
Voltmetro di precisione
Voltmetro portatile
Galvanometro astatico di Thomson
ancora negli anni
’60 e ‘70 in alcune
scuole prestigiose
come il Politecnico
di Milano nel
laboratorio di
misure elettriche si
usavano ancora
dei galvanometri
a riflessione
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