Attualità Elettrotecnica, il mensile di informazione per installatori, progettisti, rivenditori. - page 10

a
ttualità
e
lettrotecnica - aprile
2018
- numero
3
10
di Dino Pellizzaro
A dieci mesi dal 1° luglio 2017, data dalla quale
i cavi immessi sul mercato devono ottemperare a
quanto previsto dal CPR, è utile fare il punto
su questa importante innovazione normativa
A
ormai quasi un anno dalla data ultima per l’immissione sul merca-
to di cavi non CPR desideriamo fare il punto sulla situazione. E
per farlo utilizziamo il contributo autorevole dell’AICE (Associazio-
ne Italiana Cavi e Conduttori Elettrici) e dell’altrettanto autorevole suo Vi-
ce Presidente Michele Mossio.
Iniziamo con una breve presentazione di AICE.
«AICE è l’associazione che raggruppa le aziende attive nel comparto
dei cavi energia e accessori, cavi per telecomunicazioni e conduttori per
avvolgimenti elettrici. Fa parte della federazione ANIE, conta 34 aziende
socie e in questi ultimi anni ha avuto numerose nuove adesioni grazie
proprio alla CPR e al supporto che AICE fornisce e ha fornito a suoi as-
sociati circa questa problematica. In complesso sono 7000 i dipendenti
di indotto e il fatturato è di circa 2,5 miliardi di euro, rappresentando tra
l’85 e il 90% del mercato nazionale dei cavi».
E quali sono gli obiettivi di AICE?
«Essenzialmente AICE lavora sulle strategie di crescita del settore e sul-
l’innovazione, cercando per statuto di portare avanti le istanze della ca-
tegoria agli organi preposti, istituzioni e enti normativi. AICE è suddivisa
in più comparti, uno relativo ai cavi per bassa tensione (il 70% del fattu-
rato delle aziende iscritte), un altro che si occupa di cavi a media e alta
tensione, uno per cavi per comunicazione, uno per gli avvolgimenti elet-
trici, e un ultimo, appena creato, relativo agli accessori per cavi e che
presenta dinamiche un poco particolari. È importante sottolineare che
circa la metà del valore di mercato rappresentato dalle aziende socie (i
2,5 miliardi prima citati) è destinato all’esportazione. Il nostro comparto
cavi è quindi molto competitivo nel panorama internazionale. L’esporta-
zione, nella quasi totalità, avviene verso i paesi europei».
Qual è il valore del mercato mondiale dei cavi?
«Difficile a dirsi, ma a grandi linee può essere considerato attorno agli
80-90 miliardi di euro».
Passiamo ora all’argomento principe, il CPR.
Ci fa un quadro riassuntivo della situazione?
«Il regolamento CPR nasce con l’esigenza, ormai nota a tutti gli operato-
ri del settore, almeno a livello europeo, di normalizzare alcune caratteri-
stiche dei prodotti in un’ottica di maggior trasparenza e di maggior sicu-
rezza per l’utente finale. In particolare, per i cavi l’obiettivo della comuni-
tà europea era quello di dettare un linguaggio comune a tutti gli stati
membri per classificare i prodotti secondo le caratteristiche ritenute rile-
vanti ai fini della sicurezza delle costruzioni. La cosa interessante è che
i vari paesi hanno adottato la CPR in modo diverso: esisteva la cogenza
di far entrare in vigore la CPR come legge di ogni singolo stato membro,
ma competeva ad ogni singolo paese decidere cosa fare di questa ar-
monizzazione di linguaggio, nel creare i collegamenti con l’utilizzo di un
prodotto in una determinata classe relativamente alle costruzioni esegui-
te nei singoli paesi. In Italia il percorso è stato realizzato completamen-
te: è uno dei pochi stati membri della Comunità Europea (e qui bisogna
segnalare l’ottimo lavoro svolto da tutta la filiera) a recepire e a normare
tutte le singole parti richieste per l’esecuzione dei lavori».
Ci può fare alcuni esempi.
«La CPR si applica quando si parla di posa fissa nelle costruzioni o nel-
le opere di ingegneria civile. Quindi un cavo posato permanentemente
in un edificio deve sottostare alla CPR e presentare determinate caratte-
ristiche. In Italia, insieme al CEI, è stato possibile normare alcune carat-
teristiche per cui nel nostro paese si installerà la Classe C (tale “linguag-
gio” è ormai noto agli operatori) come classe di reazione al fuoco di co-
mune utilizzo per le costruzioni. E sempre nel nostro Paese, per evitare
confusioni tra l’ante-CPR e il post CPR, si sono cambiate le norme di pro-
dotto e le nomenclature dei prodotti, in modo da evitare che l’utilizzatore
abbia dubbi nel riconoscere se un cavo risponda alle precedenti norme
o alla nuova CPR. È stata modificata anche la norma installativa (la CEI
64-8), che oggi tiene conto delle nuove sigle e dei nuovi prodotti, e an-
che l’apparato legislativo italiano ha chiuso il cerchio in modo molto ce-
il tema dei cavi,
dieci mesi dopo
1,2,3,4,5,6,7,8,9 11,12,13,14,15,16,17,18,19,20,...52
Powered by FlippingBook