Attualità Elettrotecnica, il mensile di informazione per installatori, progettisti, rivenditori. - page 11

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lettrotecnica - aprile
2018
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lere con un Decreto Legge che sancisce quali sono le sanzioni in caso
di violazione (D.L 106 del 2017)».
Quindi il mercato italiano si è rivelato assoluta-
mente pronto a questo passo.
«La CPR è entrata in vigore nel giugno 2016, il 1° luglio 2017 era la data
ultima per immettere prodotti sul mercato che non fossero CPR. Il transi-
torio di un anno ha consentito una maturazione della preparazione dei
soggetti sull’argomento. Nel giugno 2016 c’era molta confusione su ciò
che sarebbe significata l’attuazione della CPR e sulle misure da prende-
re, a partire dalle necessità di informare il mercato e tutti gli operatori
(progettisti e installatori). Il percorso, lungo e faticoso, ha però dato risul-
tati significativi: c’è oggi un buon livello diffuso di preparazione degli at-
tori della filiera».
Buon segno, quindi.
«È davvero un buon segno, e la cogenza della legge ha aiutato e aiuta
ancora molto in questo senso. Come sempre, ciò che è obbligatorio per
legge ti spinge, volente o nolente, a informarti e a crescere».
Ci sono state difficoltà durante il percorso per
l’attuazione della CPR?
«Di sicuro nel tragitto, mentre si discuteva nei diversi tavoli normativi, si
è tenuto conto dei vari pareri degli Stakeholders. La difficoltà maggiore
che si è verificata è stata la gestione del transitorio. Gli installatori infatti
si chiedevano come comportarsi nella realizzazione di quelle costruzio-
ni in corso d’opera nel momento in cui entrava in vigore la CPR. La rispo-
sta già ai tempi era abbastanza chiara. Non essendo la CPR retroattiva,
e avendo il solo compito di limitare l’immissione sul mercato dei vecchi
prodotti non CPR, tutte le costruzioni già approvate, con tanto di per-
messi e magari anche con prodotti a cantiere, potevano procedere sen-
za problemi. Le maggiori criticità si sono avute nel risolvere problemati-
che sulle costruzioni che richiedevano più anni per la loro realizzazione,
proprio per l’indisponibilità del prodotto non CPR dopo il 1° luglio 2017.
Sotto queste incertezze si annidano anche questioni economiche, per-
ché il nuovo prodotto è più performante, più sicuro ma è anche più co-
stoso. Inoltre tutto ciò rende in qualche caso necessaria una variante del
progetto. Ma si tratta di questioni marginali».
Possiamo dire che la CPR è un’opportunità al
mercato.
«La CPR è relativa al “solo” mercato europeo. E la maggior parte dei ca-
vi utilizzati nelle costruzioni in Europa sono prodotti nel nostro continen-
te, e comunque i cavi utilizzati devono avere le caratteristiche richieste
dalla normativa europea. La CPR ha aumentato il livello di sicurezza e
l’Europa, che è già la zona a livello mondiale più attenta a questo aspet-
to, ha fatto un ulteriore passo avanti, proprio perché il cavo, per quanto
riguarda le problematiche relative all’incendio, rappresenta, almeno per
gli inneschi, la parte cruciale in un edificio.
E questo innalzamento del livello delle prestazioni fa sì che le aziende
europee siano obbligate a investire in innovazione per incrementare il li-
vello di prestazione dei cavi. Tutto ciò aumenta la loro capacità compe-
titiva a livello mondiale.
La CPR inoltre ha imposto la messa a punto di norme armonizzate e per
i cavi è stata predisposta, per quanto riguarda la reazione al fuoco, la EN
50399. Il fatto di avere una prova, omogenea, non nazionale, ma euro-
pea, fa standard. Ci sono oggi soggetti, anche extraeuropei, che richie-
dono cavi per applicazioni particolari (nell’oil & gas, ad esempio) che
siano conformi alla EN 50399, anche se la prova tipicamente simula l’in-
stallazione dei cavi in ambienti relativi alle opere da costruzione e di in-
gegneria civile, proprio perché fa standard.
E da questo punto di vista, grazie proprio alla CPR, le aziende europee
si trovano avvantaggiate».
Le stesse considerazioni valgono per l’Italia?
«le aziende italiane, sempre a questo proposito, si sono mostrate brave
ad investire e a generare nuove gamme di prodotti.
La loro proposta infatti, con la CPR, si è modificata anche del 90% nel
campo della bassa tensione. Un mercato considerato poco innovativo e
difficilissimo da innovare ha avuto così una spinta notevole che permet-
te oggi di avere prodotti diversi, prodotti più sicuri e aziende capaci di
investire in questo senso.
Va detto che, in Europa, i due paesi che hanno affrontato meglio questo
particolare momento di innovazione sono, nell’ordine, Italia e Spagna.
Altri paesi hanno adottato la CPR ma con un approccio più timido, intro-
ducendo solo la prova di reazione al fuoco sulle loro norme esistenti,
senza cambiare nomenclatura ai prodotti e senza realizzare una rigida
separazione tra il prodotto pre-CPR e il prodotto post-CPR».
Questa situazione può creare qualche proble-
matica al mercato?
«No. Ciò non comporta problemi di mercato per il nostro paese perché
le importazioni sono sostanzialmente pari a zero, in quanto gli standard
relativi ai cavi per gli edifici sono più elevati da noi che in tutta Europa. I
cavi italiani sono da sempre tra i migliori d’Europa. E ciò esprime la ra-
gione per cui l’industria italiana del settore ha successo nel mondo. E
anche oggi il prodotto italiano è quello più tecnologico, tale da permet-
tere un’installazione più semplice (le caratteristiche consentono un’in-
stallazione meno protetta) e ciò facilità la vendita anche all’estero poiché
è più facile effettuare un downsize piuttosto che migliorare un prodotto».
Avete realizzato anche una guida alla CPR.
«Era necessario informare in maniera chiara e in poco tempo il merca-
to. La guida AICE, che ha avuto più edizioni, è diventata il riferimento
“formativo” del mercato. Ma nell’ambito della formazione va segnalata
anche la realizzazione di decine convegni (con CEI e con TuttoNormel
e la Federazione Nazionale dei distributori di materiale elettrico -FME)
che nel corso del 2017 ha visto la presenza di 15-20.000 tra installato-
ri e progettisti».
Il livello di interesse è quindi sicuramente ele-
vato.
«Il livello di informazione raggiunto è buono, in considerazione della
semplificazione introdotta grazie al cambiamento delle nomenclature
dei prodotti. È difficile che ognuno possa entrare a fondo nei dettagli
della CPR, però l’impianto normativo è stato talmente “pulito” che an-
che per l’installatore e il progettista è stato sufficiente capire quelle po-
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